L’azienda giapponese Canon si sta impegnando per diventare una forza trainante dell’economia circolare. Per garantire un uso più efficiente delle risorse limitate e ridurre i rifiuti, Canon sta creando prodotti più piccoli e leggeri, e riusando e riciclando il più possibile i materiali. Canon è impegnata anche per ridurre lo spreco di rifiuti e la produzione di scarti della lavorazione nei suoi siti operativi. Materia Rinnovabile si è incontrata con Andy Tomkins, Sustainability Engagement Manager di Canon Emea, durante il Milano Green Forum svoltosi in settembre, per sapere di più riguardo agli obiettivi legati alla circolarità dell’azienda di fama mondiale, leader nel settore dell’imaging.

 

Dal produrre alcune delle migliori macchine fotografiche al mondo al diventare leader globali nell’economia circolare. Perché è importante per Canon?

“Questo riporta alla filosofia e alla cultura della nostra azienda che derivano dalla parola giapponese Kyosei, che indica il vivere e lavorare insieme per il bene comune. Dobbiamo prendere posizione sul bene comune, descritto nella definizione delle Nazioni Unite negli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg, Sustainable Development Goals). Uno degli Sdg si concentra proprio sul consumo e la produzione responsabili, cioè l’economia circolare che contribuisce a dare una direzione al nostro pensiero e alla nostra strategia in tema di bene ambientale e sociale. Questo è sostanzialmente il principale propulsore dell’economia circolare e si unisce al fatto che ha economicamente senso. Ci sono dei benefici nel farsi guidare dalla volontà di passare a un’economia circolare e non solo dalla prospettiva dei rischi in fatto di reputazione e di normative. Parliamo dell’attrarre e trattenere talenti. Parliamo del coinvolgere i clienti, dell’incrementare la domanda rispetto ai concorrenti, cercando di emergere con un prodotto che sia unico e diverso da ogni altro.

Questo è un modo di fare le cose che costituisce una strategia di vendita unica e allo stesso tempo contribuisce al bene comune. Così fa bene alla società. Fa bene all’ambiente. Ma in realtà è anche sensato economicamente. Quindi passare da un’economia lineare a una circolare ha, in qualche modo, un triplo effetto.

L’altra cosa importante è che siamo consapevoli di trovarci su un pianeta limitato. C’è una quantità limitata di materiali a disposizione. Se vogliamo continuare a sfornare prodotti dobbiamo essere sicuri di avere la disponibilità dei materiali che ci servono. Il miglior modo per farlo è recuperare i nostri prodotti vecchi: riproporre, rimodernare, riciclare, riusare.”

 

In quali aspetti del business e dei prodotti di Canon è stata introdotta l’economia circolare?

“Al momento si concentra sul business della stampa – quello che chiamiamo ‘Document solutions business’. Questo per diversi motivi. Uno è che in questo settore utilizziamo un modello di business più basato sul servizio. Noi siamo proprietari e responsabili dell’hardware e del suo trattamento alla fine del ciclo di vita utile. Quindi abbiamo attivato dei meccanismi per il suo recupero. Invece quando si vende una macchina fotografica, per esempio, a utenti privati che comprano al dettaglio, questi decidono individualmente come gestire la macchina fotografica a fine vita. Quindi il recupero di questi prodotti presenta delle difficoltà, limitando la nostra capacità di puntare su un modello più circolare perché abbiamo bisogno di prodotti che hanno terminato il ciclo di vita utile per ripartire da essi e ottenerne uno nuovo. Ecco perché ci stiamo concentrando su un modello basato sul noleggio e sui processi di fine vita per gli apparecchi fotografici. Però questo è a un livello inferiore rispetto al nostro business della stampa nel quale restiamo proprietari dei prodotti. Nella stampa applichiamo delle tariffe sulla base di quanto si stampa e quindi possiamo incorporare nel prezzo il costo della macchina, cioè l’hardware, l’inchiostro e i prodotti di consumo come la carta. Quindi l’utente ha un prezzo, ma questo per noi significa conservare la proprietà e poter fare quello che vogliamo della macchina a fine vita. Un modello che non è facile implementare quando si fa business attraverso un rivenditore al dettaglio, specialmente perché il modo in cui vendiamo al dettaglio si basa molto su partner esterni. Questo significa, per esempio, che non ci sono negozi Canon. Nonostante sia possibile comprare da Canon attraverso l’e-commerce, la maggior parte delle vendite al dettaglio avviene attraverso partner come Currys, PC World, Mediamarket, e altri.”

 

I prodotti Canon sono noti per la loro qualità eccezionale. Avete investito sull’estensione del ciclo di vita?

“Assolutamente sì. Questo rappresenta gran parte di quello che fanno i nostri esperti in Giappone. Il loro lavoro è creare prodotti di massima qualità che durino il più possibile. Abbiamo squadre che si dedicano all’analisi Lca e in sostanza alla lavorazione inversa. Guardano il prodotto partendo dal fine vita e poi procedono a ritroso per cercare difetti. Stiamo cercando di pensare in maniera diversa. Ora progettiamo per il riuso. Quando il riuso è impossibile progettiamo per il riciclo, e in ultima istanza per il recupero.”

 

Canon ha introdotto un modello di business per promuovere la condivisione dei prodotti tra gli utenti.

“Siamo un’azienda di imaging. Il nostro scopo è aiutare la gente a raccontare storie attraverso le immagini. Ci occupiamo di tutto in questo settore (cattura delle immagini, elaborazione e visualizzazione) quindi siamo in una posizione privilegiata per aiutare i consumatori a documentare ciò che sta davanti a loro. Naturalmente, molti dei nostri prodotti di fascia alta pensati per i professionisti non sono accessibili agli utenti generici o ai fotografi dilettanti per via del loro prezzo. Quindi stiamo cercando di dare anche a questi consumatori la possibilità di accedervi attraverso un modello economico basato sulla condivisione. Al momento questo avviene solo presso Canon Australia, ma dovevamo pur cominciare da qualche parte. Fondamentalmente incoraggiamo gli utenti e i proprietari di prodotti Canon in Australia a condividere i loro prodotti in un database in cui è possibile cercare una particolare macchina Canon e poi accordarsi con il proprietario per prenderla in prestito. A questo punto Canon Australia si è chiesta: perché dev’essere il prodotto di un altro acquirente? Perché non creiamo noi una piattaforma dove è possibile affittare una macchina fotografica?”

 

State condividendo i prodotti invece di venderli.

“Sì, stiamo passando a un servizio condiviso. Al momento ci sono diversi problemi che stiamo affrontando relativamente alle clausole legali da applicare nel caso un prodotto venga danneggiato. Ma si tratta di aspetti assolutamente risolvibili: abbiamo sicuramente iniziato a spostarci più verso modelli basati sul servizio e prevedo molti sviluppi in questa direzione.

Pensiamo a Zipcar (un popolare servizio di car sharing, ndr): l’industria automobilistica sta intraprendendo uno dei più significativi passaggi, dalla proprietà al noleggio. Quando mio padre aveva la mia età non possedere un’auto era considerato qualcosa di sbagliato. Oggigiorno ci sono meno incentivi a possedere un’auto? Io preferirei di gran lunga condividerne una. In un certo senso questo è esattamente quello che Canon sta cercando di fare con le macchine fotografiche.”

 

Uno dei problemi dell’hi-tech è che con nuovi modelli o nuovi standard, gli accessori a volte diventano obsoleti. Canon sta cercando di evitarlo?

“Pensi al nostro ultimo lancio, la Eos R: ha un nuovo attacco per l’obiettivo che sta rivoluzionando il modo in cui catturiamo le immagini. Eppure l’abbiamo realizzato in modo che sia intercambiabile con i nostri vecchi modelli. In pratica abbiamo pensato: bene, sei un utente professionista e tutte le tue lenti devono poter essere intercambiabili con il nuovo modello e con tutti i nuovi attacchi. Così abbiamo creato un connettore che rendesse possibile utilizzare le lenti vecchie sul nuovo corpo, ed è la prima volta che accade nell’industria. Potremmo non aver incentivato il passaggio da un prodotto vecchio a uno nuovo. Ma, alla fine, cosa avrebbe comportato questo per l’esperienza del cliente? Noi cerchiamo di soddisfare i bisogni dei clienti essendo al contempo corretti ecologicamente e socialmente. E penso che tutto questo riporti alla parola Kyosei e a come vogliamo vivere e lavorare insieme per il bene comune. Ecco, questo deve plasmare il modo in cui facciamo business.” 

 

Canon, www.canon.it