Nel 2022 sono stati prodotti a livello globale quasi 24 miliardi di scarpe che, nella maggior parte dei casi, una volta concluso il loro ciclo vita finiscono in discarica o a essere incenerite. Essendo composte da diversi componenti e materiali difficili da separare, oggi le scarpe rappresentano uno dei prodotti tessili più complessi da riciclare. Ma ridare loro una seconda vita non è certo impossibile: basta iniziare dalle fondamenta dell’economia circolare, ovvero la fase di progettazione di un prodotto. E non è un caso che proprio dai principi di ecodesign sia stata ispirata la nuova linea di scarpe da corsa del brand giapponese Asics. Presentato giovedì 11 aprile a Kobe in Giappone, il modello Nimbus Mirai promette di essere innovativo e più circolare, in linea con l’obiettivo di Asics di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Il tutto senza perdere le caratteristiche di morbidezza e resistenza che contraddistinguono le scarpe da running.

La circolarità delle nuove scarpe Asics

Il nuovo modello Nimbus Mirai è pensato per risolvere le principali criticità che riguardano il riciclo delle scarpe. Innanzitutto la tomaia, ovvero la parte superiore della calzatura che avvolge il piede, è realizzata in plastica leggera di poliestere compattato in un unico strato. La colla, invece, che ha l’importante compito di tenere insieme suola e tomaia il più a lungo possibile, è stata pensata da Asics per consentire una facile separazione delle due componenti in fase di riciclo.

Dai test condotti dal brand giapponese, emerge la concreta possibilità di riciclare e riutilizzare l'87,3% del poliestere della tomaia, il tutto senza compromettere la tenuta della scarpa da corsa. Infine, l’innovativa intersuola, in grado di offrire al piede un'ammortizzazione morbida, è prodotta per circa il 24% da fonti rinnovabili, tra le quali gli scarti dalla lavorazione della canna da zucchero.

“L’obiettivo è rimasto quello di non compromettere in alcun modo le prestazioni del prodotto così che i runner possano indossare la scarpa come qualsiasi altro modelli di Asics”, ha dichiarato Fumitaka Kamifukumoto, project leader del dipartimento di sviluppo. “Con questa scarpa possiamo proseguire la nostra missione di salvaguardare il pianeta per le generazioni future, chiedendo ai clienti di riportarcela una volta terminato l'utilizzo”. Mentre a livello globale i sistemi di raccolta dei prodotti tessili sono ancora in fase embrionale – la Commissione europea sta lavorando all’introduzione di un sistema di responsabilità estesa del produttore (EPR) per il tessile ‒ per ora ingaggiare i consumatori attraverso questo tipo di iniziative è l’unico modo per aumentare i tassi di riciclo e dare alle scarpe una seconda vita.

Altri progetti di calzature circolari

Asics non è certamente l’unico brand ad aver intrapreso la strada verso una maggiore circolarità, specialmente in campo sportivo. Le Adidas X Parley, per esempio, sono sneakers nate dalla collaborazione tra Adidas e l’organizzazione ambientalista Parley for the Oceans. L’ingrediente principale delle scarpe è un tessuto realizzato con la plastica ripescata dai mari. Rimanendo sempre in ambito sport footwear, la multinazionale statunitense Nike vende scarpe da ginnastica modulari e facilmente disassemblabili nella collezione ISPA (Improvise Scavenge Protect Adapt).

Ma anche l’azienda italiana Scarpa sta lavorando a nuove soluzioni. È ancora in corso, infatti, il progetto Re-shoes che prevede la produzione e messa in commercio di un nuovo modello di calzatura del brand di Asolo, realizzato grazie alla raccolta, la selezione e il riciclo di scarpe giunte a fine vita. Il tutto tramite un processo di riciclo che consente di ricavare materie prime seconde dalle calzature usate e da scarti di produzione, per creare una nuova generazione di prodotti riciclati di alta qualità. Re-shoes ambisce a una riduzione di CO₂ del 52,4%, di sostanze chimiche del 50%, di consumo di acqua del 65% e del di energia 54,5%.

 

Immagine di copertina: Jeremy Lapack, Unsplash

 

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