Che la Francia abbia recepito le direttive UE sulla sostenibilità più di molti altri Paesi comunitari è un dato di fatto che si evince da quanto è stato deliberato dai legislatori transalpini negli ultimi anni: dalla lotta contro l’obsolescenza programmata e la plastica monouso al Plan de sobriété énergétique, dalla legge anti-spreco ai 5 miliardi di euro stanziati per la riqualificazione energetica delle abitazioni nel 2024, il Ministero della Transizione ecologica e della Coesione dei territori è l’avanguardia continentale nelle politiche di decarbonizzazione richieste da Bruxelles.

Un ulteriore segnale dell’impegno di Parigi nel Green Deal europeo arriva dall’ordinanza n. 2023-1142 del 6 dicembre 2023 con la quale il diritto francese ha recepito la direttiva UE 2022/2464 del 14 dicembre 2022 comunemente nota come CSRD, acronimo di Corporate Sustainability Reporting Directive. 

Il Bilancio di sostenibilità diventa obbligatorio

La Francia è il primo fra gli Stati membri a recepire la direttiva che allarga il campo di applicazione degli obblighi di rendicontazione sullo sviluppo sostenibile e specifica le informazioni che le società devono comunicare.
All’interno delle annuali relazioni sulla gestione, le aziende hanno ora l’obbligo di pubblicare un Bilancio di sostenibilità riguardante: l'impatto delle attività aziendali sulle questioni ambientali, sociali e di governo societario e l'impatto di tali tematiche di sostenibilità sull'evoluzione del business e dei risultati aziendali. L’iter prevede che le informazioni sulla sostenibilità vengano certificate da un revisore autorizzato o da un organismo terzo indipendente accreditato, a loro volta i professionisti certificatori saranno supervisionati dall’organismo deputato al loro controllo, l’Haute autorité de l’audit. Il 2024 sarà il primo anno di raccolta dei dati e, quindi, le prime relazioni soggette alla nuova legislazione saranno quelle del 2025.

Le sanzioni per chi non rispetta la legge

Ed è proprio fra le norme che regolano l’approvazione del Bilancio di sostenibilità che si fa notare l’inflessibilità con la quale la legislazione francese ha deciso di sanzionare chi non rispetterà le nuove regole della rendicontazione aziendale. La mancata designazione di un revisore dei conti così come l’omissione della convocazione all’assemblea generale delle aziende interessate al provvedimento potrà portare a una pena di due anni di reclusione e 30.000 euro di sanzione pecuniaria per i dirigenti che risultino inadempienti. Sempre per quanto concerne i dirigenti delle aziende obbligate a produrre il Bilancio di sostenibilità, ostacolare le attività di verifica dei revisori dei conti e degli esperti nominati in ottemperanza degli obblighi previsti dalla legge e rifiutare di fornire contratti, documenti, libri contabili e rendicontazioni, potrà portare a una detenzione di cinque anni e a una sanzione pecuniaria di 75.000 euro.
Coloro che eserciteranno la professione di revisori dei conti senza averne i titoli saranno punibili con un anno di prigione e un’ammenda di 15.000 euro, mentre chi la eserciterà nonostante delle incompatibilità legali sarà passibile di una condanna a sei mesi di prigione e a un’ammenda di 7.500 euro. Infine, i revisori dei conti che dovessero fornire o confermare informazioni menzognere o non dovessero rivelare al procuratore della Repubblica reati di loro conoscenza potranno essere puniti con cinque anni di carcere e con un’ammenda di 75.000 euro.

CSRD, cosa dovrà contenere

La Francia ha giocato d’anticipo ma entro luglio 2024 tutti i Paesi membri dell’Unione europea avranno l’obbligo di nazionalizzare la legge.
Secondo le stime dell’UE, le aziende interessate dagli obblighi imposti dalla CSRD passeranno dalle attuali 11.000 a 50.000. La Direttiva 2022/2464 riguardante la rendicontazione societaria di sostenibilità nasce nel solco delle misure legate all’Industrial Green Deal e alla roadmap per la Finanza sostenibile messa in campo dalla European Banking Autority. Se in passato i bilanci economici regnavano sovrani nelle scelte degli investitori, oggi i rating ESG impongono alle aziende di fornire informazioni su quali siano le pratiche adottate per mitigare l’impatto ambientale delle proprie attività, il trattamento dei propri dipendenti e il rispetto dei diritti umani, le strategie di contrasto alla corruzione e alla concussione e la diversità negli organi aziendali in termini di età, genere, percorso formativo e professionale.

Bilancio di sostenibilità, proroghe in arrivo per alcuni settori

Lo scorso 24 gennaio, la Commissione affari legali del Parlamento Europeo ha approvato una bozza di proposta della Commissione UE finalizzata a un’integrazione graduale degli obblighi di rendicontazione non finanziaria che dovrebbe consentire ad alcuni settori una posticipazione di due anni. Qualora dovesse essere approvata in via definitiva, questa proroga nella redazione dei Bilanci di sostenibilità non sarà universale ma interesserà i settori dell’industria estrattiva (petrolio, gas e minerali), dei trasporti stradali, dell’automotive, della produzione energetica, degli alimentari, del tessile e dell’agricoltura. Dal giugno 2026 tutte le eccezioni di settore decadranno e l’obbligo di redigere la rendicontazione non finanziaria sarà vincolato esclusivamente alla quota di dipendenti in organico e al fatturato delle singole imprese.

Immagine: Julio Wolf (Unsplash)

 

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