Che l’economia circolare sia in cerca di una definizione precisa è un fatto. Difficilmente questo tipo di dinamica si fermerà solo all’aspetto, seppure fondamentale, del recupero di materia, restituendo un ruolo e una funzione a materiali fino a oggi considerati rifiuti. Le imprese sono qualcosa di molto più complesso rispetto al mero aspetto ingegneristico legato alla produzione con i flussi di materie prime ed energia in entrata e di prodotti finiti e scarti in uscita. La produzione industriale, infatti, ha dei risvolti ambientali oggi ormai noti, viste le emergenze legate al clima e all’inquinamento, mentre per le questioni più squisitamente “sociologiche” si è spesso ancora fermi all’esperienza di Adriano Olivetti. 

Ma imprese evolute, che riescono a conciliare la loro attività principale “produrre valore”, con il rispetto per l’ambiente, esistono. Ne è un esempio il Gruppo Pedon, con sede a Molvena nel vicentino, specializzato nella distribuzione di cereali, legumi e semi, che presidia il 50% del mercato di settore italiano.

L’attività del gruppo è di acquistare sul mercato mondiale legumi e cereali, poi selezionarli e distribuirli nei mercati maturi come, per esempio, l’Europa e gli Stati Uniti. Un’attività che si potrebbe considerare “normale” se non fosse per il fatto che l’azienda ha costruito delle filiere con una notevole attenzione alla sostenibilità. 

A cominciare da quella sociale, come la produzione dei legumi in Etiopia. “La prima cosa da chiarire è che non ci approvvigioniamo dall’estero per risparmiare o per avere mano d’opera a basso costo: lo facciamo per avere un controllo qualitativo sulle fonti d’approvvigionamento” ci dice Luca Zocca, marketing manager di Pedon. “Abbiamo dovuto ricorrere all’approvvigionamento all’estero perché nel tempo necessitavamo di quantità sempre maggiori di legumi che in Italia non sono disponibili, mentre lo sono i cereali, anche se trattiamo alcune tipologie di legumi d’eccellenza come i ceci della Murgia e le lenticchie di Castelluccio”.

In Etiopia Pedon è presente dal 2005 ed è una storia interessante. All’epoca, in quella nazione, i legumi non erano nella cultura alimentare destinata alle persone, ma erano coltivati solo per uso animale; l’arrivo di Pedon ha cambiato le cose. Nel giro di pochi anni il prezzo d’acquisto dei legumi dagli agricoltori è cresciuto dell’800% anche grazie alle filiere etiche che sono state realizzate sulla loro coltivazione. Oltre al prezzo di mercato che si forma nella Borsa alimentare etiope, Pedon riconosce un premio a sostegno delle popolazioni locali, che non viene gestito dall’azienda ma dalle organizzazioni no profit con cui collabora, tra le quali la Fondazione Bill & Melinda Gates, Save the Children e il Cesvi. L’azienda si occupa della lavorazione, dell’esportazione e della commercializzazione dei legumi prodotti da cinque cooperative di piccoli agricoltori locali che sono composte da circa 30.000 famiglie alle quali vengono fornite le sementi, le conoscenze per coltivare e talvolta anche gli attrezzi. Le organizzazioni no profit accompagnano questo percorso inserendolo in progetti specifici a sostegno della popolazione come la realizzazione di pozzi e scuole, strade e ospedali, concordati con le comunità locali. 

“Il passaggio attraverso le organizzazioni no profit è importante” aggiunge Zocca. “In questa maniera il premio sulla produzione che assegniamo entra in un contesto di finanziamento più grande, fatto anche da privati e da governi, che innesca a sua volta cicli economici virtuosi e maggiori, poiché le somme a disposizione diventano più elevate. L’approccio è quello di non essere invadenti offrendo alle comunità locali degli strumenti anche di promozione sociale difficilmente ottenibili altrimenti, come per esempio l’istruzione.” Negli anni, l’azienda ha realizzato una scuola per 250 ragazzi tra i tre e i tredici anni, che impiega una dozzina d’insegnanti; questa iniziativa possiede anche un risvolto etico: quello di garantire che i legumi non siano coltivati con il lavoro minorile, cosa abbastanza comune in questi paesi. “Siamo molto aperti nei confronti delle comunità locali, anche perché, nel caso dell’Etiopia, è necessario rapportarsi con i capi villaggio che hanno un peso molto importante nell’equilibrio delle relazioni, specialmente nei confronti di partner stranieri” continua Zocca. “Il fatto di impostare fin dall’inizio relazioni alla pari, di offrire modelli concreti e una serie di servizi e attività richiesti dalla comunità, dando al tempo stesso il supporto sociale, è la cosa migliore che si possa fare. A conferma della validità del nostro approccio la Fondazione Bill & Melinda Gates, una volta in Etiopia per finanziare progetti di sviluppo economico sulla piccola famiglia, dopo aver incontrato varie organizzazioni no profit, istituzioni e comunità locali, ha visitato lo stabilimento Pedon per conoscere quale modello fosse stato applicato nelle relazioni con la popolazione.”

 

La storia

Ma per comprendere la sensibilità dell’azienda al sociale occorre raccontarne la storia. Nell’immediato dopoguerra Guerrino Pedon, il padre dei soci fondatori, in occasione della nascita del secondo figlio rientrò dall’estero dove faceva il minatore. In Veneto c’era molto da ricostruire dopo il conflitto, lo spirito di comunità era forte e anche la famiglia Pedon ricevette un sostegno per superare le difficoltà cosa che lasciò un’impronta profonda nel dna della famiglia. Allora Guerrino inforcò la bicicletta inventandosi la vendita porta a porta, come commerciante ambulante, di generi alimentari tra i quali l’olio e i legumi. Erano i primi anni del boom economico, le cose andarono bene e la passione per la vendita si trasmise dal padre al secondo figlio, Sergio, che divenne agente di commercio, trasformando l’attività di rappresentanza in un’attività di vendita all’ingrosso. La svolta arrivò negli anni ’80, quando iniziò a diffondersi a macchia d’olio in tutta Italia la grande distribuzione organizzata. Esplosero i fenomeni dei grandi centri commerciali e degli ipermercati per generi alimentari. I Pedon compresero che quella era la strada da percorrere e che conveniva offrire prodotti adatti a quel tipo di vendita. Un piccolo magazzino e una macchina confezionatrice di seconda mano permisero ai Pedon di commercializzare legumi a proprio marchio; il vero successo però fu determinato da un furgone di proprietà e dalla stampa dei codici a barre sulle confezioni. Ovvero, una logistica efficiente e una soluzione all’avanguardia per le casse.

Oltre al fatto che i legumi erano prodotti d’uso comune nella zona, furono queste le due novità che nel 1984 fecero decollare l’azienda, la quale successivamente iniziò a distribuire cereali, funghi secchi e prodotti per i dolci da forno.

Tutti alimenti che, non necessitando della catena del freddo per la loro conservazione, richiedono una logistica e una gestione economica e semplice che consente, al tempo stesso, delle buone economie di scala e un contenimento dei prezzi finali. Questa esperienza ha portato Pedon a realizzare, tredici anni fa, la Lenticchia Pedina, etica e solidale: per ogni confezione venduta sono devoluti quindici centesimi a Save the Children e al Cesvi destinati a progetti umanitari contro la malnutrizione e la mortalità infantile. “Non si tratta di un sovraprezzo per il consumatore che pagherebbe lo stesso importo anche nel caso in cui non ci fosse la donazione, ma di un minor introito per l’azienda”, continua Zocca, con il vantaggio che si tenta d’introdurre l’abitudine all’utilizzo di un alimento salubre, come la lenticchia, nell’arco di tutto l’anno e non soltanto per le feste natalizie.

 

2016: l’anno dei legumi

L’Onu ha dichiarato il 2016 l’Anno internazionale dei legumi. Il motivo è semplice. Sotto al profilo nutrizionale sono più efficienti. Sono un’alternativa alle costose proteine animali e ciò li rende ottimali per migliorare l’alimentazione nelle zone più povere del mondo; inoltre hanno una resa da due a tre volte più alta in termini di prezzi rispetto ai cereali. E rappresentano quindi una leva per combattere la povertà rurale. 

“I legumi sono importanti coltivazioni per la sicurezza alimentare di una grande percentuale della popolazione mondiale, in particolare in America Latina, in Africa e in Asia, dove fanno parte delle diete tradizionali e spesso coltivati dai piccoli agricoltori”, afferma il Direttore generale della Fao, José Graziano da Silva. Gli scarti dei raccolti dei legumi possono essere utilizzati per l’alimentazione animale, mentre la loro coltivazione fissa l’azoto nel suolo, aumentando la fertilità dei terreni e riducendo la necessità di fertilizzanti sintetici. Nella coltivazione hanno bisogno di poca acqua e la loro grande varietà consentirà agli agricoltori di selezionare quelli più resistenti ai cambiamenti climatici.

 

Legumi sostenibili

Sul piano della sostenibilità l’azienda ha realizzato un mix a 360°, circolare quindi, fatto di innovazione di processo e di comunicazione diretta al consumatore. 

Il progetto di Pedon “Save the Waste”, unisce tutti i pezzi del “domino” realizzato in materia di sostenibilità socioambientale negli anni. I legumi sono coltivati con sementi selezionate, no Ogm, all’interno di programmi per lo sviluppo economico delle popolazioni, come quelle etiopi, e sono trasportati fin dove è possibile – nel caso italiano fino a poche decine di chilometri dallo stabilimento di Molvena – in treno, riducendo la CO2 dovuta al trasporto. Successivamente, i residui di lavorazione dei legumi – che arrivano anche al 20% – sono utilizzati per realizzare, in collaborazione con la cartiera Favini, la prima carta al mondo – Crush Fagiolo – che ha ottenuto la certificazione, sia in Europa sia negli Usa, per il contatto alimentare nonostante sia costituita da “rifiuti” di lavorazione.

 

Si riduce così del 15% l’impiego di fibra di cellulosa vergine e del 20% dell’emissione di CO2 nella fase di realizzazione del packaging. Packaging che è sviluppato dalla cartotecnica Lucaprint con inchiostri ecologici vegetali e inserendo una finestra trasparente in plastica Pla ottenuta anch’essa da scarti vegetali. Viene eliminato in questo modo il sacchetto interno, un rifiuto in meno nelle nostre case – visto che il cartoncino Crush Fagiolo ha la certificazione per gli alimenti; tutta la confezione è riciclabile. Con questo sistema circolare, le aziende distano l’una dall’altra circa quindici chilometri, si sta creando nella zona una sorta di distretto della circolarità dei processi industriali che sta andando a sistema. Non è un caso, infatti, che tre aziende come Pedon, Favini e Lucaprint diverse nelle lavorazioni, nei prodotti e nelle proprietà, abbiano “intrecciato” le loro filiere e usino tutte energie rinnovabili per il 100% dei loro consumi energetici. Il nuovo packaging chiuderà anche il cerchio della solidarietà, visto che sarà a breve utilizzato anche per la Lenticchia Pedina.

Nel concreto questa di Pedon è anche una storia che smentisce il luogo comune sostenuto da alcuni economisti sul fatto che l’economia circolare sia un costo, se non una vera palla al piede per le imprese. Lo dimostrano i numeri dell’azienda di Molvena. Il fatturato 2015 è stato di 100 milioni di euro – era di otto milioni nel 1999 – l’azienda possiede il 50% del mercato italiano, ha sviluppato 3.000 referenze di prodotto con 600 dipendenti impiegati negli stabilimenti produttivi in Italia e 200 tra Etiopia, Argentina, Egitto e Cina, esporta in 45 paesi con oltre 100 linee a marchio privato, oltre al proprio. Il tutto con il 20% del fatturato rappresentato dai prodotti biologici. 

Risultati non esattamente da azienda “bloccata” dall’economia circolare. 

 

Save the Waste, www.pedon.it/it/etica--ambiente/Save-The-Waste

Info

www.pedon.it

 

Immagine in alto: Henderson Peas, 1898 – OldDesignShop