Il nuovo ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa, è stato nominato il 1° giugno di quest’anno. È considerato uno dei ministri tecnici del 65° governo italiano composto dal partito pop Movimento 5Stelle e dal partito di destra conservatrice e localista Lega di Matteo Salvini che hanno formato un accordo di governo fondato su un’alleanza programmatica. 59 anni, modi pacati e aplomb politico, Costa ha ricoperto il ruolo di comandante regionale dei Carabinieri Forestali della Campania e ha da sempre combattuto in prima linea contro le ecomafie. Il ministro ha rilasciato una lunga intervista in esclusiva a Materia Rinnovabile per fare il punto su rifiuti, strategia per la plastica, Epr, bioeconomia e molto ancora.

 

Quale peso ha l’economia circolare nel nuovo governo?

“Determinante, se consideriamo il fatto che uno dei primi atti di governo è stato il decreto sul riordino dei ministeri che contiene quello che abbiamo chiamato ‘Terra dei fuochi’, approvato in Consiglio dei ministri a inizio luglio, con il quale vengono trasferite dal ministero delle Politiche agricole a quello dell’Ambiente le competenze sull’economia circolare, oltre che sulla Terra dei fuochi e il dissesto idrogeologico. È la prima volta che tale competenza viene declinata concretamente e assegnata in capo a un ministero. Fino a oggi era un concetto astratto e le azioni politiche che si innestavano in tale concetto non erano organiche e coordinate. L’economia circolare è anche uno dei temi cari al premier Giuseppe Conte che sin dal suo discorso programmatico in Parlamento ne ha parlato.” 

 

Quali sono le iniziative che vedremo nei prossimi mesi promosse dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm) riguardanti l’economia circolare?

“La ‘materia’ economia circolare sarà trattata in maniera organica, dando impulso all’imprenditoria della filiera a partire dalla rimozione degli ostacoli burocratici in quanto è fondamentale per agevolare la nascita di un nuovo paradigma economico. Il recupero, il riutilizzo e il riciclo che caratterizzano l’economia circolare consentono di immaginare un nuovo sistema di fare impresa ambientale nel quale si dà agli imprenditori la garanzia di poter procedere bene e al cittadino di aver a che fare con prodotti sani. Se i materiali verranno reimpiegati, le materie prime-seconde potranno diventare una risorsa. Proprio in questi giorni stiamo approntando i primi decreti attuativi sull’end of waste per far uscire alcuni materiali dal sistema rifiuto e considerarli materia prima seconda. Abbiamo intenzione di recuperare velocemente il tempo perduto. Inoltre stiamo studiando sia come utilizzare la leva fiscale per orientare le scelte economiche dei consumatori e produttive delle imprese sia le modalità per l’introduzione della banca dell’usato, che consentirebbe di sottrarre enormi quantitativi di beni ancora utilizzabili dal ciclo dei rifiuti. Nella prossima legge di Bilancio vogliamo introdurre un meccanismo per cui i consumatori abbiano agevolazioni fiscali nell’acquistare prodotti con meno imballaggi e nello stesso tempo definire un sistema per sostenere la filiera delle imprese che si impegnano a produrre con meno imballaggi. Il rifiuto va fermato a monte del ciclo produttivo e il principale obiettivo è proprio quello di ridurne la quantità prodotta. A questo va aggiunta l’esigenza di implementare in modo capillare il servizio di raccolta porta a porta della differenziata, che dovrà essere anche di qualità, perché non ci accontentiamo che cresca il rifiuto differenziato raccolto: puntiamo ad aumentare le percentuali di effettivo reinserimento nel ciclo produttivo, in un’ottica di corretta applicazione dei principi dell’economia circolare. Infine al G7 ambiente ad Halifax in Canada ho avuto un incontro bilaterale con il presidente dell’Agenzia statunitense della protezione ambientale, Andrew Wheeler sul tema degli sprechi alimentari: seguendo il lavoro avviato con il G7 di Bologna e nel solco tracciato dalla legge italiana abbiamo approntato una road map di azioni e di progettualità da far convergere per lavorare insieme su questo fronte.”

 

Mattm e Mise (ministero dello Sviluppo economico) hanno elaborato un documento per una strategia per implementare la circular economy. Cosa sarà del lavoro fatto finora?

“Dopo aver diffuso tra le imprese, agli stakeholder e i cittadini l’importanza di passare dall’economia lineare all’economia circolare e di coinvolgerli in questo processo, è il momento di governare la transizione verso questo nuovo modello economico, che significa rispondere adeguatamente alle dinamiche ambientali e sociali e investire sulla competitività del sistema produttivo. Dobbiamo porre le basi concrete per una nuova economia fondata sulla sostenibilità e l’innovazione, ripensando i modelli di produzione e consumo. La transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse, a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, costituisce oggi la più importante sfida a livello mondiale per raggiungere una crescita sostenibile ed inclusiva.”

 

Quali sono gli step più urgenti per la lotta alle ecomafie in Italia, in particolare rispetto ai rifiuti?

“La lotta alle tante terre dei fuochi presenti in Italia è tra le mie priorità. Affinché sia efficace, ho in programma di attuare diverse iniziative, tra cui rafforzare le misure già previste nell’ordinamento per prevenire e reprimere i reati ambientali, attraverso una riforma parziale della legge 68/2015 (la legge sui reati ambientali, ndr), e implementare l’attività di contrasto alle ecomafie e alle terre dei fuochi che esistono non solo al sud ma su tutto il territorio nazionale, operando a livello normativo con la logica e il meccanismo del ‘chi inquina paga’. Come ho avuto modo di dire, credo nell’efficacia del ‘daspo’ (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive, ndr) ambientale: chi inquina, a mio parere, è il caso che lasci il territorio perché vuol dire che non ama quel luogo. Per questo ho già costituito una commissione – costituita da magistrati, avvocati e forze dell’ordine – che sta lavorando al ‘tagliando’ della legge 68/2015 sugli ecoreati nel quale questi strumenti verranno implementati. Inoltre la scorsa estate su mio impulso e richiesta, il ministero dell’Interno ha inserito i siti di stoccaggio dei rifiuti tra i siti sensibili. Questo si traduce in maggiore controllo e prevenzione con il coordinamento da parte delle prefetture: è un’ulteriore garanzia preventiva per il cittadino e per l’imprenditore che può subire un eventuale danno, come nel caso degli incendi ai depositi di rifiuti di plastica e carta, purtroppo frequenti negli ultimi tempi. Laddove si attiva un circolo virtuoso di risanamento, là vengono avversate e sconfitte le mafie.”

 

Secondo lei cosa deve fare la Commissione Ue per accelerare sulla strategia della plastica? Quali proposte arrivano dall’Italia in proposito? Possiamo arrivare a un bando italiano delle plastiche monouso entro il 2020?

“Il ministero dell’Ambiente sarà liberato dalla plastica monouso, il 4 ottobre, come ho annunciato all’inizio del mio insediamento con la campagna #iosonoambiente, con la quale ho voluto lanciare la sfida ‘Plastic free challenge’, invitando gli altri ministeri e le istituzioni, nazionali e locali, ad aderire. E in tanti lo hanno fatto, dal Senato della Repubblica alla Camera dei Deputati e all’università di Foggia, dalla Regione Lazio al Comune di Imperia e all’isola di Lampedusa, per citarne solo alcuni. Esempi concreti di come ognuno di noi possa farsi subito promotore del cambiamento. E quindi, per rispondere alla sua domanda, stiamo provando a raggiungere entro il 2020 il traguardo indicato. La ‘Strategia europea per la plastica’, che ha tra i suoi obiettivi rendere riciclabili tutti gli imballaggi di plastica entro il 2030, ha già la sua efficacia, ma l’Italia vuole fare la sua parte anche con altre misure, come quella cui accennavo prima. Ma anche con una legge che mi piacerebbe si chiamasse ‘Salvamare’: vorremmo arrivare a una norma che ci consenta di tutelare il mare dalle plastiche, avendo come alleati i pescatori. Si sta studiando un percorso normativo per creare un’alleanza con loro perché queste battaglie si vincono insieme.”

 

Oltre i rifiuti la Ce deve guardare all’ecodesign: come incentivare prodotti circolari, sostenere la life extension dei prodotti ? 

“La direttiva comunitaria del 2009 sugli Energy related products (Erp), nota come Ecodesign, disciplina attraverso specifici regolamenti attuativi i requisiti di ecodesign per i prodotti che utilizzano energia, eccetto quelli destinati al settore dei trasporti. È stata la prima direttiva che ha riguardato l’intero ciclo di vita del prodotto ed è fondamentale per migliorare l’efficienza energetica del 20% entro il 2020. Nel 2016 è entrato in vigore in Italia il regolamento sull’ecodesign, firmato dall’allora ministro dell’Ambiente, di concerto con il ministero dello Sviluppo economico, con l’obiettivo di favorire la progettazione e la produzione ecocompatibile delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, in modo da facilitare le operazioni di trattamento, riutilizzo e recupero nel loro fine vita. Penso che bisogna lavorare sull’eco-innovazione, un terreno significativo per lo sviluppo dell’economia circolare, supportando le aziende della filiera, coinvolgendo sia il settore pubblico sia quello privato, affinché il made in Italy riacquisti slancio e vigore.”

 

La riflessione sulla Epr è ancora molto blanda, specie sull’estensione della vita dei prodotti. 

L’Extended producer responsibility, ovvero la responsabilità estesa del produttore, ha il suo ruolo nell’economia circolare e nella gestione sostenibile dei prodotti. Per quanto riguarda i Raee, per esempio, è importante: come previsto dalla direttiva europea del 2008, comporta l’obbligo per i produttori di gestire la fase finale della vita dei prodotti immessi sul mercato sia attraverso l’assunzione dell’onere economico relativo al loro smaltimento, sia curando direttamente il ritiro degli stessi prodotti. Un esempio virtuoso da estendere a vari settori: i sistemi di Epr in Italia hanno raggiunto risultati che devono essere mantenuti. Le nuove norme europee contenute nel pacchetto sull’economia circolare potrebbero consentire, se ben applicate, di valorizzare i punti di forza.”

 

In Italia manca completamente una strategia per la bioeconomia, da concertare con le Politiche agricole, che sappia anticipare nuovi trend (biomateriali, foodwaste management, ecoforestry). Vedremo un cambio di marcia?

“La bioeconomia è un’opportunità per l’ambiente, l’economia e la società. Investire su di essa significa essere pionieri, ma forse ancora l’Italia non è pronta per farlo, anche se occorrerebbe predisporre le basi per creare una filiera solida comprendente tutti i settori principali della produzione primaria, dall’agricoltura alla pesca, dall’industria della carta alle bioraffinerie e così via. Chiaramente è un tema di grande concertazione con il ministero per le Politiche agricole. Su questo c’è grande sintonia anche perché siamo consapevoli che investire sulla bioeconomia significa creare nuovi posti di lavoro.”

 

Si è mai pensato a un piano di semplificazione normativa per agevolare l’economia circolare?

“Come spiegavo prima, la rimozione degli ostacoli burocratici è il punto di partenza per dare impulso all’economia circolare. Per questo abbiamo costituito la commissione per la semplificazione ambientale che è un tavolo di lavoro a cui partecipano non solo i tecnici ma anche gli imprenditori di vari settori. Sono loro che vivono sulla propria pelle le conseguenze di un sistema farraginoso e complicato. Dobbiamo lavorare seguendo una visione di lungo periodo: in un’ottica di costruzione di un sistema sano, lavoreremo alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla concretizzazione dell’economia circolare attraverso una normativa end of waste e la realizzazione delle piattaforme del riuso e del riciclo. La semplificazione normativa, la chiarezza delle regole, procedure più snelle ma efficaci sono elementi chiave per elevare la qualità ambientale del Paese.”

 

Come sostenere una corretta informazione ambientale per i cittadini? Quale iniziative pensa per i prossimi anni?

“Promuovere la conoscenza dell’ambiente, invitare i cittadini a comportamenti eco-virtuosi nella vita di ogni giorno, educare le nuove generazioni al rispetto della natura e del mare è fondamentale per dare una mano alla tutela dell’ambiente e provare a lasciare alle prossime generazioni un pianeta più pulito. Facevo riferimento prima alla campagna #iosonoambiente che abbiamo voluto estendere questa estate alle località di vacanza al mare, invitando gli italiani a evitare la plastica ‘usa e getta’ e a raccogliere e gettare nella differenziata quella abbandonata sulle spiagge. Continueremo su questo filone, allargando ad altri temi le attività di comunicazione e sensibilizzazione, puntando anche sull’educazione ambientale, come faremo, per esempio, in occasione di ‘Ecomondo’ 2018. Siamo persuasi che la partecipazione dal basso dei cittadini potrà aumentare attraverso gli osservatori ambientali e attraverso la totale trasparenza delle informazioni ambientali, che devono diventare più accessibili. Iniziamo subito semplificando il portale dei procedimenti Aia, Via e Vas, sul portale ‘ioambiente’, con delle sezioni dedicate a tematiche specifiche, come quella sul Tap partito a fine ottobre. Non solo, ma stiamo lavorando con il ministero dell’Istruzione per avviare, dal prossimo anno scolastico, un programma di educazione ambientale nelle scuole, a partire dai comprensori e dai bambini dell’asilo. Perché solo così potremo crescere delle nuove generazioni di cittadini informati, consapevoli e sensibili all’ambiente.”  

 

 

Strategia europea per la plastica, ec.europa.eu/environment/circular-economy/pdf/plastics-strategy.pdf

#iosonoambiente, www.minambiente.it/pagina/io-sono-ambiente-linee-guida-e-materiali-plastic-free