Prendere l’olio minerale esausto e usarlo come combustibile è un delitto contro l’ambiente. Noi di CONOU chiudiamo il cerchio rigenerandolo”. Le parole di Riccardo Piunti, presidente del Consorzio nazionale degli oli minerali usati, risuonano nella Sala Dino Buzzati presso al sede milanese del Corriere della Sera e riassumono alla perfezione il modello circolare di CONOU. Un paradigma vincente, presentato il 12 luglio insieme al nuovo Rapporto di Sostenibilità 2021 che, con il supporto di Deloitte Italia e la revisione di da Ernst&Young, conferma i progressi del consorzio in ottica circolare.
Nel 2021 le oltre
60 imprese del Consorzio hanno raccolto circa 186 mila tonnellate di olio minerale usato, arrivando ad un tasso di rigenerazione del 98%. Come ripete il presidente Piunti l’olio lubrificante esausto diventa pericoloso se non viene raccolto e trattato propriamente. “In Europa si recupera solo il 40% di oli minerali e solo il 60% viene rigenerato. Bruxelles vorrebbe fissare un target dell’85%, per questo dall’estero ci chiedono consigli”.

Campioni di circolarità, ma serve sveltire i tempi della burocrazia

CONOU è in un certo senso un campione di circolarità e l’Italia, malgrado alcune evidenti lacune, non è da meno. “Veniamo spesso raccontati come Paese dell’emergenza rifiuti – interviene Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – In realtà vantiamo uno dei tassi di raccolta differenziata migliori al mondo e siamo gli unici a produrre butandiolo da scarti agricoli. Dobbiamo partire da queste esperienze per colmare altri gap come quello sui rifiuti pericolosi, che abbiamo denunciato con il nostro report sull’ecomafia”. Un altro problema riguarda le infrastrutture: “La filiera dell’organico – aggiunge Ciafani - potrebbe essere virtuosa anche al Sud, ma non ci sono abbastanza impianti. Questo far circolare i rifiuti tra regioni del Nord e Sud non è la circolarità che abbiamo in mente”, chiude con una battuta il presidente di Legambiente.
Chiara Braga, membro della Commissione Ambiente della Camera, ha elogiato l’operatività dei consorzi ricordando come il tema della scarsità e del costo delle materie prime renda ancora più importante la transizione verso un’economia circolare. Le fa eco Maria Alessandra Gallone, Segretaria della Commissione Ambiente del Senato, che ribadisce la valorizzazione del rifiuto come bene primario. “Su questo tema a livello parlamentare non ci devono essere divisioni, dobbiamo garantire un sistema di incentivi e di sburocratizzazione. L’agenda politica non può prescindere dall’economia circolare”.
Sul tema incentivi è tornato anche Riccardo Piunti, che rivela come gli imprenditori non siano preoccupati di ricevere gli incentivi, ma piuttosto di come ridurre i tempi autorizzativi. “Senza gli incentivi le rinnovabili non avrebbero avuto quella spinta iniziale decisiva – sottolinea Ciafani – ma ora gli imprenditori sono più spaventati dalla burocrazia”.
“I decreti end of waste sono emanati con una lentezza incredibile – puntualizza Braga - Non ci può essere transizione circolare senza coinvolgimento delle imprese ed è compito delle istituzioni accompagnarle con regole chiare”. Gallone cita infine i 35 miliardi investimenti bloccati a causa dei macchinosi processi autorizzativi. Ingranaggi burocratici che andrebbero lubrificati con gli oli rigenerati del CONU.

Immagine: CONOU