Se c’è nel nostro paese una bella storia già consolidata di economia circolare è quella della rigenerazione degli oli minerali usati. Partiamo da un dato che parla da solo: oggi in Italia si recupera più del 95% dell’olio lubrificante usato che entra in un impianto di rigenerazione. 

In pratica, si riesce a reimmettere sul mercato una quantità di materia tale da configurare una circolarità quasi perfetta: un esempio evidente, e ormai da 50 anni, di economia circolare. 

 

 

Tutto comincia con un sistema di raccolta ben organizzato e capillare sul territorio, attuato dal Consorzio obbligatorio degli oli usati (Coou) che ha raggiunto ottimi risultati di eccellenza in questi anni. 

Un sistema che – grazie all’eccellenza tecnologica messa in campo dai soggetti industriali che intervengono nella rigenerazione – permette di reimmettere sul mercato un prodotto con ottime qualità, evitando al tempo stesso la dispersione nell’ambiente di grandi quantità di un rifiuto pericoloso, l’olio usato. Un esempio di “circolarità” che si completa con una certificazione, che consente al prodotto di essere ammesso al mercato degli appalti verdi e di qualificare quindi un’intera filiera green.

Ripercorriamo gli sviluppi più recenti. Il Gpp (Green public procurement), reso obbligatorio in Italia dal Codice Appalti, permette il massiccio ingresso nel mercato di prodotti ambientalmente sostenibili e rigenerati, con prestazioni pari se non superiori a quelle dei prodotti “vergini”: sono le best practices ambientali, frutto della tecnologia più avanzata, in grado di determinare un impatto positivo potenzialmente enorme per l’ambiente.

Nel caso degli oli rigenerati l’eccellenza raggiunta nello sviluppo tecnologico – come quella messa in campo da Viscolube – permette di avere sul mercato un prodotto di qualità pari a quello vergine. 

E in più green.

“Ma l’aspetto più premiante – spiega Gianfranco Locandro, direttore commerciale Viscolube, azienda leader in Italia nella ri-raffinazione degli oli lubrificanti usati – è che il livello qualitativo raggiunto nel processo di rigenerazione diventa il fattore di qualificazione di un’intera filiera, nella quale il prodotto finale – in questo caso la base rigenerata che viene acquistata dai produttori di lubrificanti – è tracciata, attraverso una certificazione di prodotto che evidenzia tutto il ciclo produttivo. Si verifica, cioè, l’effettiva quantità di base rigenerata presente nel prodotto finale e i flussi di materia nel corso dell’intero processo, offrendo così la necessaria garanzia per l’acquirente pubblico e un esempio anche verso il consumatore finale”.

La fotografia di tutto questo è l’etichetta ambientale. 

 

La certificazione ambientale di prodotto: Remade in Italy

Remade in Italy è una certificazione ambientale di prodotto indipendente che verifica il contenuto di materiale riciclato in un prodotto o semilavorato. Attesta quindi la tracciabilità della produzione stessa nelle diverse fasi della filiera produttiva, partendo dalla verifica dell’origine delle materie prime in ingresso, fino al prodotto finito certificato. Lo standard contiene alcune prescrizioni per garantire la massima sicurezza nell’utilizzo del prodotto certificato. Riconosciuta nelle norme che disciplinano il Gpp in Italia, può essere rilasciata solo da ente terzo indipendente, accreditato per lo schema. 

Le basi rigenerate di Viscolube sono state sottoposte a un’attenta verifica da auditor competenti e qualificati durante tutto il ciclo della loro produzione: dalla provenienza degli oli usati sino alla loro lavorazione all’interno dell’impianto. Qui, grazie a un processo di ri-raffinazione brevettato, che è tra i più diffusi al mondo, sono trattati una gran varietà di oli usati producendo basi ri-raffinate, sia di Gruppo I sia di Gruppo II, utilizzate dalle più importanti società di lubrificazione mondiali. 

Tale processo si compone di tre parti: Preflash, Tda o deasfaltazione termica e Hydrofinishing che costituisce una delle migliori soluzioni tecniche e ambientali per la produzione di basi rigenerate di alta qualità.

Inoltre, per rendere evidenti tutti i passaggi verificati è stato elaborato un preciso Piano di tracciabilità.

In esito al processo di certificazione, per ciascuna base rigenerata certificata è stata rilasciata un’etichetta, riportante la percentuale di contenuto di materiale rigenerato (nelle basi Viscolube è pari al 100%) e l’assegnazione della relativa classe. L’etichetta fotografa l’impegno ambientale nella tracciabilità della materia rigenerata, che conduce anche a importanti impatti positivi dell’intero ciclo: rispetto alla produzione primaria si ottiene un enorme risparmio di emissioni climalteranti e di energia elettrica consumata. Risultati che devono essere trasferiti agli acquirenti finali, per realizzare un’effettiva “qualificazione di filiera”.

A valle della verifica, la certificazione che accompagna il prodotto – essendo accreditata e pertanto dotata del massimo livello di attendibilità – può essere utilizzata dalle Stazioni appaltanti come prova della conformità ai criteri ambientali riportati nei Cam che richiedono o assegnano punti premianti all’utilizzo degli oli rigenerati nell’impiego di mezzi e strumentazioni meccaniche.

 

 

La spinta del settore pubblico

In tale contesto il Gpp fornisce la necessaria spinta verso l’innovazione ambientale attraverso i Cam, i Criteri ambientali minimi emanati dal ministero dell’Ambiente, che definiscono le caratteristiche tecniche di ciascuna classe di prodotto (e di servizio) affinché possano definirsi green e permettere alla pubblica amministrazione di ottemperare all’obbligo previsto dal Codice Appalti.

Un esempio concreto: il “Cam Trasporti” è un decreto del ministero dell’Ambiente emanato nel 2012, che le pubbliche amministrazioni devono applicare per ogni appalto nel quale sia richiesto il servizio acquisto, leasing e noleggio dei mezzi di trasporto pubblico. Tra le clausole contrattuali prevede obbligatoriamente che nella manutenzione dei veicoli si utilizzino oli lubrificanti per il motore a bassa viscosità, oppure oli lubrificanti rigenerati o che rispettino i criteri ecologici per l’assegnazione dell’Ecolabel.

E ancora. Nel “Cam Edilizia” – decreto del 2015 – si prevede che per i veicoli e i macchinari di cantiere si utilizzino oli contenenti una quota di base lubrificante rigenerata con soglie minime variabili dal 15 al 50% a seconda della tipologia di oli.

“In questo scenario – prosegue Locandro – l’impegno di Viscolube e gli investimenti effettuati verso l’innovazione in senso ambientale del settore e di tutta la filiera, trovano un’importante conferma. La tecnologia messa a punto dall’azienda permette, infatti, il trattamento di una materia prima di qualità incostante, ottenendo prodotti di qualità perfino superiore a quelli di prima raffinazione (anche per effetto delle componenti sintetiche presenti nell’olio usato raccolto). Ma Viscolube non si è fermata al raggiungimento dell’eccellenza tecnologica che da sempre la contraddistingue. Ha compiuto un passo fondamentale per promuovere la consapevolezza ambientale all’intera filiera, intraprendendo il processo di certificazione della qualità ambientale dei propri prodotti. Qualità che ha nel lavoro di raccolta capillare, selettiva e perfettamente tracciata attuata dal Coou un fattore di successo essenziale. 

Perché una buona raccolta permette una buona rigenerazione”. 

 

 

La qualità delle basi lubrificanti rigenerate

L’olio lubrificante finito è prodotto aggiungendo a una base – vergine, rigenerata oppure sintetica – una serie di additivi prestazionali che assolvono alla funzione di rispondere alle specifiche richieste provenienti dai costruttori, sia nel campo automotive sia industriale.

I parametri in gioco per valutare la qualità di un olio sono molteplici e riguardano diverse caratteristiche: 

  • l’indice di viscosità: più è alto, più è elevata la capacità del lubrificante di mantenere stabili le sue caratteristiche viscosimetriche con il variare della temperatura; 
  • la viscosità Ccs (Cold crank simulator, cioè la viscosità apparente di un olio a bassa temperatura ed elevato sforzo di taglio): più è bassa, migliore è l’olio;
  • contenuto di zolfo, rappresenta la percentuale di zolfo nell’olio: più è bassa, migliore è la qualità dell’olio che, soprattutto, risulta più compatibile con i moderni sistemi di post-trattamento dei gas di scarico.

Considerando questi parametri, le basi rigenerate Revivoil di Viscolube presentano caratteristiche migliori rispetto alla basi vergini: maggiore indice di viscosità, minore viscosità Ccs, minor contenuto di zolfo.

In particolare, l’alto indice di viscosità e la bassa viscosità Ccs consentono, in taluni casi, di ridurre l’impiego di additivi e di altre componenti aggiuntive ad alto costo. Il livello di zolfo inferiore, invece, permette di contenere gli effetti negativi come l’avvelenamento dei sistemi di post-trattamento dei gas di scarico utilizzati sui veicoli. 

 

Obiettivo: il consumatore finale

“Se la parte pubblica sembra aver ‘fatto la sua parte’ riconoscendo il ruolo del prodotto lubrificante ri-raffinato, per Viscolube – ribadisce Locandro – rimane ancora un obiettivo chiave da raggiungere: la sensibilizzazione del consumatore finale. Il primo passo è – come accennato – la diffusione della consapevolezza nell’intera filiera, valorizzando quindi adeguatamente non solo l’attività di raccolta, ma l’importanza ambientale e la qualità della tecnologia di rigenerazione e del prodotto che ne deriva.”

 

 

In questo processo la continua innovazione tecnologica gioca un ruolo importante. Viscolube sta lavorando alla realizzazione di un terzo reattore per la produzione di basi lubrificanti di Gruppo II+, mentre le basi rigenerate attualmente immesse sul mercato sono considerate assimilabili al Gruppo I+. Un salto di qualità importante che offre al cliente, in primis al produttore di oli lubrificanti, evidenti vantaggi qualitativi e competitivi.

Arrivato al “lubrificantista”, quindi, il processo di acquisizione di consapevolezza in merito alle qualità ambientali e di performance delle basi rigenerate prosegue trasferendosi all’olio lubrificante finito.

Inoltre, agendo nel proprio specifico segmento della filiera, il fabbricante di lubrificanti configura il prodotto finale sulla base delle specifiche formulate dai costruttori di veicoli e componenti meccaniche. 

Qui entra in scena un ulteriore anello della catena: l’utilizzatore, che a sua volta – rilasciando i codici di approvazione che certificano la rispondenza dell’olio lubrificante alle prestazioni richieste – diventa testimone della qualità del prodotto con base rigenerata.

I costi dei test necessari all’ottenimento dell’approvazione vengono sostenuti dai produttori di basi e di additivi, con l’obiettivo di fornire un servizio sempre migliore ai propri clienti. Questi nel consigliare l’uso di uno specifico prodotto “chiudono il cerchio” della comunicazione, arrivando al consumatore.

“Ecco – conclude Locandro – il senso ultimo dell’impegno di un produttore di basi rigenerate della più elevata qualità, come Viscolube: fare sì che la presenza di prodotto con base rigenerata diventi un valore comunicato con orgoglio lungo tutta la filiera per la consapevolezza di cosa c’è dietro e dei suoi pregi – plus – in termini ambientali.”

 

 

E. Bompan, “Noi ricicliamo il petrolio”, Materia Rinnovabile 6-7; www.materiarinnovabile.it/art/149/Noi_ricicliamo_il_petrolio

Info

www.viscolube.it