Il verde è il colore dell’Irlanda. Motivi storici, culturali, geografici e persino religiosi sono alla base di questo binomio che sembra indissolubile. E il verde oggi esprime anche pienamente la vocazione ambientalista del paese, che ha posto la bioeconomia e la sostenibilità ambientale in generale al centro della propria strategia di sviluppo nazionale fino al 2040. 

Non esiste ancora in Irlanda una strategia focalizzata sulla bioeconomia, ma il governo ha presentato lo scorso febbraio una “Dichiarazione di politica nazionale sulla bioeconomia”, che le si avvicina molto, delineando tre azioni principali da intraprendere nei prossimi anni: la promozione di una coerenza maggiore tra i numerosi settori che compongono la bioeconomia, lo sviluppo di nuovi prodotti a base biologica con la creazione dei relativi mercati, l’accesso ai finanziamenti disponibili a livello di Unione europea e agli investimenti privati. 

Questa dichiarazione è stata accompagnata dall’iniziativa Progetto Irlanda 2040, che mette sul tavolo 116 miliardi di euro con l’ambizione di guidare lo sviluppo dell’Irlanda per i prossimi ventidue anni. L’azione contro i cambiamenti climatici rappresenta uno dei punti fondamentali del piano, con ben 22 miliardi di euro – circa un quinto del totale – che saranno destinati agli investimenti in quest’area, in settori chiave come i trasporti, l’energia e l’edilizia. 

 

L’azione contro i cambiamenti climatici

Nello specifico, Irlanda 2040 istituisce un fondo da 500 milioni di euro per agire contro i cambiamenti climatici, introduce il divieto di vendere autovetture alimentate con fonti fossili dopo il 2030 puntando a non averne più in strada dopo il 2045, fissa l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio dalla generazione elettrica con 4.500 megawatt addizionali di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e con nuovi investimenti per l’isolamento termico e il retrofit di scuole, edifici pubblici e 45.000 abitazioni all’anno, a partire dal 2021.

“Il riconoscimento del cambiamento climatico come una seria questione globale e locale sta vedendo l’emergere di un nuovo modello economico incentrato su due pilastri principali: crescita a basse emissioni di carbonio ed efficienza delle risorse”, scrive il primo ministro (Taoiseach) Leo Varadkar nella prefazione della Dichiarazione di politica nazionale sulla bioeconomia.” L’Irlanda deve andare oltre il semplice obiettivo di conformità e attenzione alla mitigazione del carbonio, per integrare lo sviluppo economico sostenibile nel nostro modello economico mentre passiamo a un’economia a basse emissioni di carbonio. Basarsi meno sulle risorse fossili e aumentare il nostro uso di materiali biologici rinnovabili è un modo significativo per realizzare questo cambiamento, e questo è un settore in cui l’Irlanda gode di importanti vantaggi comparativi”.

 

La visione irlandese oltre la Brexit

Il piano irlandese punta in alto: fare dell’Irlanda un leader globale nella bioeconomia attraverso un approccio coordinato capace di sfruttare pienamente le risorse naturali del paese, rispettando quattro principi guida. Il primo si riferisce alla sostenibilità, per cui l’attività economica non deve avere conseguenza sulla resilienza e sulla biodiversità dell’ecosistema. Il secondo prevede l’uso a cascata della biomassa, preferendo le applicazioni con maggior valore aggiunto rispetto all’uso energetico. Il terzo riguarda la precauzione e mette al centro la salvaguardia dell’ambiente e della popolazione. Il quarto, infine, dà la priorità alla sicurezza alimentare e alla nutrizione e vuole quindi evitare qualsiasi conflitto con l’offerta di cibo. 

Dublino crede fortemente nella bioeconomia come leva per realizzare una crescita economica sostenibile, a partire dalle aree rurali e costiere. Ciò significherà – secondo il governo guidato da Varadkar – decarbonizzare l’economia e soprattutto creare occupazione e accrescere la competitività del paese. È un tema centrale per l’Irlanda che teme le conseguenze della Brexit sulla propria economia. Secondo uno studio pubblicato a febbraio da Copenhagen Economics, una delle principali società di consulenza economica nordeuropea, gli effetti della Brexit sull’economia irlandese potrebbero incidere con una contrazione tra il 2,8% e il 7% del Pil entro il 2030. Il quadro macroeconomico fotografa un export dall’Irlanda al Regno Unito che oggi vale il 13,5% del Pil (il Regno Unito è il secondo paese dopo gli Stati Uniti). L’approccio “Ireland first” che ha detto di seguire l’Unione europea nei negoziati con Londra potrebbe non bastare a rasserenare Dublino. Del resto il paese che in un passato neppure molto lontano è stato definito la “Tigre celtica”, per poi essere costretto a inizio decennio a chiedere aiuti internazionali per 67,5 miliardi, entrando in un piano di salvataggio triennale costato una dolorosa austerity e povertà crescente, è riuscito a risollevare la propria economia proprio grazie alle esportazioni verso Stati Uniti e Regno Unito. Le previsioni della Banca centrale d’Irlanda danno un Pil in crescita del 4,4% nel 2018. L’istituto guidato da Philip Lane prevede anche che nei prossimi due anni saranno creati 89 mila nuovi posti di lavoro, con un incremento annuo del 2,2% e dell’1,8%, per raggiungere un livello di occupazione di 2,3 milioni, superiore al picco raggiunto nel 2007, alla vigilia della crisi. Ma nel 2007 un impiego su nove in Irlanda era nel settore delle costruzioni, imploso con lo scoppio della bolla immobiliare. Oggi invece – e la Banca centrale lo sottolinea – il quadro è cambiato e nel 2019 si prevede che solo un lavoratore su 16 sia impiegato direttamente nell’edilizia.

La bioeconomia può essere una via per stabilizzare questo quadro economico positivo, rendendolo anche meno dipendente dalla presenza delle multinazionali sul territorio irlandese. È la convinzione dei relatori del documento “BioÉire – A Bioeconomy for Ireland” pubblicato nel febbraio del 2017, un progetto propedeutico alla Dichiarazione di politica nazionale e supportato dal Dipartimento dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e della Marina del governo irlandese: “Sebbene molto del boom della ‘Tigre celtica’ fosse collegato alle costruzioni e che molti posti di lavoro persi per la recessione fossero in questo settore, l’attuale periodo di ripresa offre un’opportunità per trovare vie sicure e sostenibili per ristabilire l’economia irlandese nel suo complesso. Un primo esempio di come questo potrebbe essere realizzato è incrementando l’uso di materiale organico locale, ottenendo maggior valore dai sottoprodotti e dagli scarti degli attuali processi produttivi, ed esplorando e sviluppando nuovi prodotti e opportunità di processo da risorse sottoutilizzate”.

 

Il ruolo dell’agroalimentare

Il settore agricolo e alimentare irlandese, inclusi quelli della pesca e forestale, oggi impiega l’8% della forza lavoro ed è responsabile del 7,6% del valore aggiunto lordo totale, con un export che supera i 10 miliardi di euro ogni anno. Un aspetto importante di questa occupazione – come sottolinea il progetto BioÉire – è la sua natura decentrata: mentre gran parte dell’attività di trasformazione alimentare avviene nei centri urbani, l’agricoltura, la pesca e la silvicoltura si verificano prevalentemente nelle aree rurali, che rappresentano una priorità per lo sviluppo nell’ambito della strategia sulla bioeconomia dell’Unione europea. Pur non esistendo ancora una strategia specifica che consideri l’agroalimentare come un sub-settore della bioeconomia nel suo insieme, in Irlanda sono stati messi in campo negli ultimi anni una serie di piani per aumentare l’output del settore agricolo e dell’industria alimentare. Tra questi: Food Harvest 2020 e Food Wise 2025. Quest’ultimo, pubblicato nel luglio 2015, identifica una serie di obiettivi ambiziosi e sfidanti per il settore agroalimentare irlandese: la crescita delle esportazioni dell’85% fino a 19 miliardi di euro, l’incremento del valore aggiunto del 70% fino a 13 miliardi, aumento del 60% della produzione primaria a 10 miliardi e la creazione di 23.000 nuovi posti di lavoro lungo l’intera catena di valore, dal livello della produzione fino alla commercializzazione del prodotto. Per raggiungere questi scopi, Food Wise 2025 identifica oltre 400 raccomandazioni di crescita sostenibile con un approccio concertato tra settori primario, industria e istituzioni statali. 

 

Il settore forestale

Alla fine del 2015, le foreste coprivano il 10,7% del territorio complessivo dell’Irlanda, con una produzione di 3,2 milioni di metri cubi di legno ogni anno, che si prevede possa crescere fino a 8 milioni entro il 2035. L’intero settore forestale contribuisce per 2,3 miliardi di euro all’economia irlandese, con 12.000 posti di lavoro. Si comprende quindi come non possa esistere un piano sulla bioeconomia che non consideri il ruolo strategico svolto dal settore forestale.

“Growing the Irish Forest Bioeconomy” è il titolo di un rapporto reso pubblico a fine 2017 da Coford, il Consiglio per la ricerca forestale e lo sviluppo, che analizza proprio questo contributo del settore forestale all’emergente bioeconomia irlandese. “Non c’è dubbio – ha detto il ministro dell’Alimentazione, delle Foreste e dell’Orticoltura Andrew Doyle – che il settore forestale abbia già un ruolo di primo piano nella bioeconomia emergente. Tuttavia, esiste un potenziale molto significativo per farlo progredire attraverso l’uso di nuovi prodotti in legno e sistemi di costruzione, nonché il crescente impiego della fibra di legno su una gamma di prodotti innovativi identificata dal rapporto. Pertanto accolgo con favore questo rapporto, sottolineando l’importanza del settore forestale nella decarbonizzazione della nostra economia, ora e nel futuro”.

Secondo il rapporto pubblicato da Coford, praticamente tutto ciò che può essere fatto con le risorse fossili può anche essere fatto con quelle biologiche. La sostituzione dell’impiego delle fonti fossili con il legname prodotto in modo sostenibile potrà facilitare la decarbonizzazione e la continua crescita economica, migliorando la resilienza del territorio e sviluppando le economie rurali.

 

La ricerca

In questo scenario di politiche che vogliono realizzare la decarbonizzazione del paese e la crescita della bioeconomia, il governo irlandese ha attribuito alla ricerca un compito fondamentale. Lo stesso documento di politica nazionale sulla bioeconomia ricorda come negli ultimi anni siano stati creati in Irlanda diversi centri di ricerca focalizzati sulla bioeconomia, supportati finanziariamente. Uno di questi è l’Irish Bioeconomy Foundation, che ha sede nel campus National Bioeconomy di Lisheen, nella contea di Tipperary. Si tratta di un sito minerario convertito su una superficie di 455 ettari che vanta un’infrastruttura da 80 milioni di euro. Alla fine dello scorso anno, l’IBF ha ottenuto un finanziamento di 4,6 milioni di euro da parte del Fondo di sviluppo rurale di Enterprise Ireland per costruire un impianto pilota nazionale per l’innovazione e lo scale-up industriale.

Questo impianto, che dovrebbe essere completato nel primo trimestre del 2019, punta a diventare un punto di riferimento per l’ecosistema irlandese della bioeconomia, facendo da catalizzatore per lo sviluppo delle tecnologie provenienti dall’industria e dal mondo accademico e consentendo la valorizzazione di flussi e residui secondari provenienti dal settore agroalimentare e marittimo. Tra i prodotti a maggior valore aggiunto sviluppati è previsto che ci siano ingredienti per alimenti e mangimi, prodotti farmaceutici, prodotti chimici naturali e plastiche biodegradabili.

Per restare al campo marittimo, a Monaghan la società biotech BioMarineIngredients ha costruito la prima bioraffineria su scala pilota in Irlanda. Inoltre, un parco per l’innovazione marina, Páirc Na Mara, è stato fondato in Connemara per guidare la crescita sostenibile dell’economia marina a livello locale. E non è tutto: il governo irlandese ha fornito attraverso Science Foundation Ireland un finanziamento di 14,2 milioni di euro per un centro di ricerca sulla bioeconomia (Beacon) che esplorerà come convertire le risorse marine e gli scarti della produzione alimentare in prodotti di valore più elevato. Il Beacon Bioeconomy Research Centre ha il proprio quartier generale alla University College Dublin, ma è il frutto di una collaborazione di ricerca tra la stessa università, il Trinity College di Dublino, le Università di Limerick e di Galway (NUI), l’Agenzia per lo sviluppo agricolo e alimentare (Teagasc) e il mondo industriale.

 

 

Bioéire, www.teagasc.ie/publications/2017/bioeire-results-launch.php

Coford, www.coford.ie

Beacon, www.beaconcentre.ie

 


  

Intervista a Maeve Henchion, direttrice del Dipartimento Business Agroalimentare e Analisi Spaziale del Teagasc

di M. B.

 

Agricoltura, cibo e mare gli elementi fondamentali della nostra bioeconomia

 

Il Teagasc – l’Autorità Irlandese per lo Sviluppo Agroalimentare – è l’ente nazionale responsabile della ricerca integrata, come pure dei servizi di consulenza e istruzione, per l’agricoltura e l’industria alimentare e le comunità rurali. Gli interessi di Maeve Henchion nella ricerca coprono l’intera catena di rifornimento e solitamente agiscono come interfaccia tra l’ambito sociale e quello tecnico. Includono l’innovazione alimentare, la produzione e il consumo di cibo sostenibili, l’accettazione da parte di consumatori e industria di nuove tecnologie alimentari, la qualità del cibo e il marketing strategico in campo alimentare.

 

Dal suo punto di vista, quali sono i punti forti e quelli deboli della bioeconomia in Irlanda?

“L’Irlanda ha molti vantaggi naturali tra cui un suolo sano e produttivo, un clima ideale per la produzione di foraggio (e un solido settore agroalimentare che si basa su questo), un ambizioso settore forestale e un’estesa linea costiera che la mette in una posizione ottimale per lo sviluppo di catene di valore basate sulle biomasse marine, in aggiunta a quelle terrestri. L’Irlanda possiede anche un sistema di finanziamento coordinato della ricerca e dell’innovazione e un consistente gruppo di organizzazioni che fanno ricerca, studiosi e aziende attivamente coinvolti nell’innovazione. Una politica nazionale di supporto rappresenta un altro punto di forza sul quale si costruirà il futuro della bioeconomia irlandese.”

 

Quali sono i principali attori della bioeconomia nel suo paese?

“L’Irlanda ha sviluppato un ambiente per la bioeconomia che include decisori politici, business, investitori, ricercatori, consumatori e comunità locali. A livello politico, la leadership del Department of the Taoiseach (l’Ufficio del Primo Ministro), oltre a coinvolgere tutti i ministeri del governo tramite il Gruppo interdipartimentale, mette i decisori politici in una posizione chiave. In aggiunta, alcune delle grandi aziende agroalimentari, tra le quali le aziende casearie (per esempio AgriChemWhey), quelle produttrici di funghi (come Fungus Chain) e aziende bio-marine (BioMarine Ingredients), sono attivamente coinvolte in progetti legati alla bioeconomia.

Per quanto riguarda la ricerca, una parte considerevole dei fondi nazionali per la ricerca è stata destinata alla bioeconomia da Science Foundation Ireland e dall’industria attraverso il BEACON Bioeconomy Research Centre, che pur avendo il suo quartier generale all’University College Dublin è in realtà una partnership tra University College Dublin, Teagasc, Trinity College Dublin, NUI Galway, University of Limerick e industria. BEACON è unico per il modo in cui combina scienza, tecnologia, scienze sociali e business per affrontare le sfide legate allo sviluppo di una bioeconomia sostenibile. Oltre alle università, anche gli istituti tecnologici sono attivi. Per esempio, l’Ue ha finanziato il progetto Agriforvalor che, in Irlanda, coinvolge IT Tralee e Teagasc (l’Associazione degli Agricoltori Irlandesi e l’Associazione Irlandese per le Foreste e i Prodotti Forestali). Questo progetto è stato avviato per sviluppare centri di progettazione per l’innovazione della bioeconomia in Irlanda e anche in Ungheria e Spagna.

Anche le autorità locali sono importanti. Per esempio, il Tipperary County Council è stato determinante nello sviluppo di un Campus nazionale per la bioeconomia che comprende una bioraffineria pilota in una zona rurale dell’Irlanda. La valorizzazione dei rifiuti agricoli e il collegamento tra economia circolare e bioeconomia sono aspetti importanti. Il progetto AgroCycle, diretto dall’Irlanda e finanziato dall’Ue, ha l’obiettivo ambizioso di aumentare del 10% la valorizzazione dei rifiuti agricoli entro il 2020.

L’azienda pubblica-privata Coillte che opera nel business forestale, è un importante soggetto del settore e ha collaborato con COFORD (DAFM), Teagasc e con l’industria per produrre un documento strategico per il settore forestale in relazione alla bioeconomia, intitolato ‘Growing the Irish Forest Bioeconomy’.

Recentemente è stata anche fondata la Irish Bioeconomy Foundation (IBF) per fornire un forum ai soggetti interessati (tra i quali decisori politici, accademici e rappresentanti dell’industria) perché possano ritrovarsi sotto un unico ombrello della bioeconomia.”

 

Lo scorso febbraio il governo irlandese ha presentato la Dichiarazione sulle politiche nazionali per la bioeconomia. Eppure alcune persone si lamentano ancora per la mancanza di una strategia specifica per la bioeconomia. È un argomento che rientra nell’agenda del governo? Dal suo punto di vista, quali misure dovrebbe contenere il piano per dare un supporto concreto alla bioeconomia?

“Non sono ancora sicura che serva una strategia nazionale. La Dichiarazione sulle politiche, provenendo dal Department of the Taoiseach e dall’Inter-Departmental Group, ha dato un forte segnale dell’impegno del governo riguardo alla bioeconomia e l’indicazione che varie strategie devono allinearsi a sostegno della dichiarazione. Con l’implementazione della dichiarazione sulle politiche – che coinvolge il già citato Inter-Departmental Group, co-diretto dal Dipartimento dell’Agricoltura, Cibo e Attività Marittime, e dal Dipartimento delle Comunicazioni, Azione Climatica e Ambiente – la visione è chiara e sono state delineate le prossime priorità assolute per l’Irlanda e le strutture di supporto necessarie. I prossimi passi per l’implementazione della bioeconomia irlandese, definiti indispensabili da tutti i soggetti coinvolti, comprendono: la creazione di network adeguati; la concentrazione sulla ricerca e sulla sua traduzione in innovazione per ampliare e intensificare le opportunità commerciali; l’analisi di processi regolatori intelligenti; e una maggiore comunicazione ai soggetti coinvolti nella bioeconomia. Dopo questo processo sarà più chiaro se sia necessaria una strategia nazionale che crei un contesto globale per le strategie correlate esistenti, per esempio FoodWise 2020, e di questo si discuterà con tutti i soggetti interessati.

Lo sviluppo di modelli di business per assicurare che i principali produttori non siano solo fornitori di biomasse a basso costo rappresenterà un’importante ambito che richiede supporto. Inoltre, sarà anche importante assicurarsi che i consumatori e i cittadini siano consapevoli e comprendano la bioeconomia e i prodotti di origine biologica. Questi elementi saranno cruciali per creare una bioeconomia sostenibile.”

 

Project Ireland 2040 è l’iniziativa politica globale del governo per rendere l’Irlanda un paese migliore. In che modo questo piano è collegato alla bioeconomia?

“Project 2040 e il processo strutturale di pianificazione nazionale evidenziano le opportunità generate dalla bioeconomia circolare. Le tre aree regionali esamineranno ulteriormente le opportunità offerte negli anni a venire dalla bioeconomia, per sviluppare approcci più focalizzati a livello regionale. A sua volta il governo creerà opportunità di finanziamento attraverso il piano di sviluppo nazionale, che si focalizzerà sul presentare l’economia circolare e lo sviluppo economico sostenibile in termini di cambiamenti climatici. La pubblicazione della dichiarazione sulle politiche nazionali per la bioeconomia evidenzia che le opportunità della bioeconomia sono tenute in grande considerazione. In particolare, riguardo al suo potenziale contributo per il raggiungimento degli obiettivi politici della de-carbonizzazione, della mitigazione dei cambiamenti climatici, dello sviluppo economico sostenibile, dell’occupazione, della crescita e dello sviluppo di aree regionali e rurali. La bioeconomia irlandese creerà notevoli opportunità economiche nelle aree rurali, dove risiede una parte importante dei suoi protagonisti industriali.” 

 

Quanto è rilevante il ruolo dell’agricoltura e dell’industria alimentare nella bioeconomia irlandese? Inoltre, quanto è importante il ruolo delle biotecnologie marine?

“L’agricoltura, il cibo e il mare sono elementi fondamentali della bioeconomia irlandese. In aggiunta alla produzione principale, la valorizzazione dei prodotti secondari e dei rifiuti agricoli rappresenta un ambito di valore sempre più importante per l’Irlanda. La Dichiarazione nazionale sulle politiche raccomanda specificamente al gruppo preposto all’implementazione di ‘sviluppare le importanti indicazioni della catena di valore principale identificate nel progetto BioÉire creando le condizioni necessarie per la loro realizzabilità commerciale, e la comprensione di come tali condizioni possano essere soddisfatte’. Le principali catene di valore identificate in BioÉire per lo sviluppo da breve a medio termine sono l’uso di materie prime di seconda generazione per la produzione di sostanze chimiche di origine biologica; i flussi secondari nella lavorazione casearia per prodotti nutritivi per sportivi; i sottoprodotti dell’orticoltura per packaging bio-compostabile; gli scarti marini per cibi salutistici e impieghi alimentari; i rifiuti agricoli e alimentari per la produzione di bioenergia; l’utilizzo di alghe per usi alimentari e sanitari; gli scarti della silvicoltura per la produzione decentralizzata di calore.”

 

Senza la collaborazione della popolazione è veramente difficile de-carbonizzare realmente. Come viene percepita dall’opinione pubblica irlandese la bioeconomia? Ci sono piani per l’istruzione e l’addestramento?

“Come succede altrove, l’opinione pubblica irlandese non si relaziona con facilità col termine bioeconomia. È un termine impegnativo persino per i cosiddetti ‘esperti’. I passi per l’implementazione nel prossimo anno cominceranno a far crescere la consapevolezza della popolazione riguardo alla bioeconomia.

Il già citato centro BEACON ha come obiettivo principale un programma specifico per l’istruzione e il coinvolgimento della popolazione per rendere partecipi tutti i livelli della società, dalla scuola primaria in su. Il miglioramento della comprensione dei consumatori della bioeconomia e dei termini associati, della consapevolezza e della loro potenziale predisposizione verso i prodotti bio-based, e lo sviluppo di un lessico che aiuti a comunicare il concetto saranno punti fondamentali del lavoro che sto svolgendo al BEACON. Infatti attualmente in quest’ambito offriamo l’opportunità di un dottorato di ricerca di quattro anni totalmente finanziato.

Attraverso lo sviluppo di un ‘hub della conoscenza’, BEACON sta integrando il punto di vista di consumatori, business, investitori, ricercatori, autorità di controllo, decisori politici e comunità locali per migliorare nei cittadini la comprensione della bioeconomia, del suo valore e delle opportunità che offre.”

 

Lisheen è il primo cluster irlandese dedicato alla bioeconomia. Qual è il suo ruolo nel supporto alla bioeconomia? È possibile replicarlo in altre aree del paese?

“Nel 2017, Enterprise Ireland (EI) ha annunciato il finanziamento, mediante il fondo regionale EI per lo sviluppo dell’azienda, di una bioraffineria pilota da ubicare a Lisheen Mines, nella contea di Tipperary. Il Tipperary County Council sta sviluppando un Campus Nazionale della Bioeconomia a Lisheen Mines. Il Tipperary County Council sta anche per ricevere la nomina di Regione Dimostratrice del Modello Chimico, grazie a un premio creato dalla Commissione Europea, ed è attualmente al centro di una consultazione finanziata per contribuire allo sviluppo del progetto Lisheen. Vedanta, l’azienda che opera attualmente a Lisheen Mines, sta intrattenendo un rapporto di lavoro con il Prof. Kevin O’Connor nell’UCD (la Direzione di BEACON) e sta collaborando strettamente con il Tipperary County Council per migliorare le attività imprenditoriali svolte nel sito e trovarne di nuove.”