Amelio Cecchini è dal 2018 il Presidente di Comieco, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica operante nell’ambito del sistema Conai per la gestione degli imballaggi. Ha una lunga esperienza nel settore del packaging in cartone ondulato ed è stato Presidente dell’Associazione di riferimento GIFCO, Gruppo italiano fabbricanti cartone ondulato, operante all’interno di Assografici, l’associazione confindustriale di categoria. È membro del board di FEFCO (European Federation of Corrugated Board Manufacturers). Cecchini vanta esperienze in diverse aziende del settore e nella multinazionale svedese SCA Packaging Italia Spa di cui ha ricoperto dapprima la carica di General Manager in diversi stabilimenti, divenendo successivamente Amministratore delegato dei 22 stabilimenti italiani e Presidente del consiglio d’amministrazione. Ha inoltre curato il coordinamento delle azioni commerciali con le altre nazioni europee attraverso l’ufficio di Bruxelles e assunto la responsabilità della regione Sud Europa (Italia, Grecia, Spagna, Turchia) diventando così responsabile di oltre 1.500 dipendenti per un fatturato di 500 milioni di euro. Nel 2004 ha collaborato alla creazione di Bestack, Consorzio no profit per la promozione e il sostegno degli imballaggi in cartone ondulato per l’ortofrutta, di cui è stato membro del Consiglio direttivo. Attualmente è amministratore delegato della Antonio Sada & Figli SpA e presidente della Sifim Srl, aziende del Gruppo Sada, importante gruppo italiano operante nel settore del cartone ondulato.

La raccolta annuale di carta e cartone sfiora i 3,4 milioni di tonnellate? Come si sono evoluti negli ultimi anni i quantitativi?
Gli ultimi dati ufficiali riferiti al 2018 ci dicono che la raccolta comunale di carta e cartone ha sfiorato i 3,4 milioni di tonnellate. Abbiamo percorso oltre 2/3 della strada intrapresa vent’anni fa quando il sistema consortile è partito. Nel 1998 i comuni raccoglievano un milione di tonnellate di carta e cartone, pari a 17 kg/abitante, oggi la media pro capite a livello nazionale supera i 57 kg/abitante. Quindi possiamo affermare che in vent’anni c’è stata una crescita continua che ha reso il nostro paese un esportatore netto di macero, quando fino al 2004 l’Italia ancora importava dall’estero circa un milione di tonnellate. Oggi il trend, grazie allo sviluppo delle raccolte urbane di carta e cartone, è invertito e il sistema industriale beneficia, in termini di approvvigionamento, di quantitativi che prima era costretto a importare. In questo senso possiamo dire che in un paese strutturalmente povero di materie prime come il nostro i comuni sono diventati le nostre foreste urbane. Comieco ha contribuito a fare dell’Italia uno dei paesi leader in Europa per il riciclo di carta e cartone. Nel comparto degli imballaggi il tasso di riciclo è all’81%, già oltre il 75% previsto dalla nuova normativa europea al 2025 e in linea con l’obiettivo dell’85% previsto per il 2030. In altri termini, in Italia si riciclano quattro scatole su cinque, con tutti i benefici economici e ambientali che ne possono conseguire.

Qual è il quantitativo che ancora sfugge alla raccolta?
Stimiamo che può esserci una crescita ulteriore di circa un milione di tonnellate/anno e questa crescita deve arrivare prevalentemente dal Sud per sottrarre alla discarica quantità che possono essere destinate al riciclo. Sotto tale profilo quella meridionale è un’area strategica per quanto riguarda il raggiungimento dei target di riciclo previsti dalle nuove direttive europee in via di recepimento.

Uno degli effetti legati al boom dell’e-commerce è l’aumento di rifiuti di carta e cartone, che sono i materiali nei quali si trasportano le merci. Cosa significa questo fenomeno per il vostro sistema di raccolta? E come si sta organizzando la filiera?
Lo sviluppo dell’e-commerce sta ridefinendo le abitudini di consumo e porta con sé un deciso aumento degli imballaggi e pertanto indubbi risvolti sulle raccolte e le loro modalità, sulla logistica e sugli spazi di stoccaggio. Tutti gli attori coinvolti nella filiera dell’e-commerce devono prendere atto delle opportunità ma anche delle criticità che questi flussi possono determinare per contribuire alla gestione efficace ed efficiente di questa nuova modalità di consumo; e il packaging è coinvolto in questa rivoluzione. Comieco e la filiera cartaria sono da tempo attivi su questo versante non solo attraverso un impegno costante sul tema della prevenzione per la produzione di imballaggi cellulosici sempre più sostenibili e facilmente riciclabili ma anche per quanto riguarda specificatamente il tema dell’e-commerce. C’è poi un terzo aspetto connesso alle raccolte. Sotto il profilo della prevenzione la filiera sta investendo fortemente sulla sostenibilità del packaging in carta e cartone attraverso lo sviluppo di un marchio che, attraverso specifici test di laboratorio, attesti il grado di riciclabilità dell’imballaggio.Un percorso che aiuta le aziende produttrici a immettere al consumo imballaggi il più riciclabili possibile. Per quanto riguarda in particolare l’e-commerce, Comieco e Netcomm (il consorzio per il commercio digitale italiano) hanno già messo a punto una vera e propria check list in otto punti per il corretto uso del packaging per l’e-commerce. Si tratta di linee guida destinate alle aziende che vendono online, agli operatori della logistica e del trasporto e ai produttori di beni. Sono otto punti chiave che corrispondono ad altrettanti comportamenti che tutti gli attori operanti nel settore e-commerce devono seguire per migliorare gli impatti ambientali delle rispettive attività: 1. Utilizzare imballaggi facilmente riciclabili, ecosostenibili, rinnovabili e riutilizzabili; 2. Ottimizzare il consumo di imballaggi e attivare un processo di miglioramento continuo; 3. Verificare sempre l’applicazione della direttiva europea sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio; 4. Sensibilizzare e coinvolgere i clienti nell’ottimizzazione del packaging; 5. Utilizzare imballaggi riutilizzabili per il reso della merce; 6. Utilizzare i partner logistici e di trasporto più opportuni ai fini della sostenibilità ambientale; 7. Sensibilizzare i produttori nel progettare i prodotti e i loro imballaggi per l’e-commerce; 8. Verificare sempre l’applicazione di tutte le normative per la sicurezza connesse (http://www.comieco.org/pubblicazioni/).
Sotto il profilo della raccolta, infine, l’ascesa dell’e-commerce – unitamente alla riduzione dell’utilizzo di carta grafica che soffre della progressiva sostituzione da parte delle tecnologie informatiche nel settore dell’editoria e dell’archiviazione dei dati – sta determinando significativi cambiamenti nella gestione dei rifiuti urbani, specie nei grandi centri urbani dove il commercio online è più sviluppato. Rileviamo infatti un cambiamento nel mix di raccolta che possiamo misurare a valle: nella raccolta differenziata domestica il peso degli imballaggi è cresciuto dal 25% al 35% e questo sta richiedendo interventi ad hoc soprattutto nelle grandi città come Milano, per esempio, dove si stanno implementando servizi di raccolta domestica potenziata per le scatole di cartone.

La carta sta avendo anche una crescente diffusione nel packaging alimentare e delle bevande, anche in virtù dell’abbandono della plastica. Ci sono oggi cibi e bevande che non possono essere conservati in imballaggi in carta e cartone?
Il cambiamento dei consumi sta riguardando anche il settore food con un’importante crescita del c.d. food delivery. Basti pensare che il valore complessivo del mercato del cibo consegnato a domicilio si attesta, considerando modalità online e offline, su circa 3,2 miliardi di euro. Questo comporta la necessità di avere imballaggi sempre più sostenibili per il cibo anche per limitare lo spreco alimentare. Anche da questo punto di vista il settore sta investendo fortemente sulla sostenibilità del packaging cellulosico. Una ricerca condotta dall’Università Bocconi (Packaging e Food Delivery, Francesco Bertolini), dimostra come l’introduzione di nuovi packaging compostabili ai sensi della Norma 13432 può migliorare la qualità della raccolta differenziata sia della carta sia dell’organico. Esistono oggi le tecnologie per produrre imballaggi a base cellulosica particolarmente innovativi (bio-imballaggi, o imballaggi naturali) che consentirebbero di limitare lo spreco di risorse potendo essere conferiti insieme agli alimenti nella raccolta dell’organico. Lo studio evidenzia, in sette diversi ambiti del food, come l’uso di packaging bio-based, conferibile nell’umido grazie alla presenza di biopolimeri o di sostanze come l’amido di mais, può prolungare in modo naturale la shelf life (durata di conservazione, ndR) dei prodotti, limitando gli sprechi alimentari e portando a una raccolta differenziata più efficiente, in linea con le nuove direttive dell’UE. Si aprono, pertanto, delle opportunità importanti nel settore food per i materiali, come le bioplastiche, accoppiate alla carta. Per quanto riguarda, in particolare, i contenitori per bevande è stato introdotto un contributo differenziato per gli imballaggi poliaccoppiati a prevalenza carta(composti per oltre il 70% da fibre di carta accoppiate con un sottile strato di polimeri e a un foglio di alluminio che impedisce l’ossidazione e danni dalla luce per mantenere gli alimenti sicuri senza necessità di refrigerazione né di conservanti) al fine di migliorare le attività di raccolta e selezione e limitare gli scarti.

Riciclo significa anche investire nella sensibilizzazione dei cittadini? A che livello è in Italia la consapevolezza di quanto sia opportuno riciclare la carta?
Oggi la raccolta differenziata è un’abitudine consolidata per larghissima parte dei cittadini. È tuttavia molto importante fare un’azione continua di informazione a diversi livelli e con diverse modalità, da un lato per informare su come differenziare correttamente il rifiuto, dall’altro per far capire i reali benefici dei corretti comportamenti per la gestione a fine vita dei prodotti che vengono utilizzati e consumati. Bastano poche e semplici indicazioni per far sì che i cittadini conoscano le corrette modalità di conferimento della carta e del cartone nei circuiti della raccolta differenziata. A questo proposito basta fare alcuni piccoli esempi: gli scontrini non vanno gettati nella carta perché sono fatti con carte termiche che generano problemi nel riciclo; i fazzoletti di carta non vanno nella raccolta differenziata perché sono antispappolo e quindi difficili da riciclare; la carta non va conferita nel cassonetto all’interno del sacchetto di plastica. È poi bene anche trasmettere ai cittadini informazioni concrete e incentivanti sull’importanza di differenziare: per esempio, non tutti sanno che una scatola avviata a riciclo torna in vita in meno di due settimane o che un foglio di giornale torna a nuova vita dopo solo una settimana. Al tempo stesso è importante far toccare con mano ai cittadini cosa accade dopo il cassonetto della differenziata in modo che vedano con i propri occhi che il loro piccolo gesto quotidiano è molto significativo nella misura in cui consente di far rinascere nuovi prodotti. Per questo Comieco, da sempre, ogni anno realizza, fra le sue diverse iniziative, la campagna RicicloAperto, aprendo le porte degli impianti di recupero e riciclo della carta e delle aziende di trasformazione per mostrare direttamente come viene recuperata e riciclata la carta e che grazie a quel gesto può nascere nuovo materiale che altrimenti verrebbe disperso finendo in discarica e che da quel materiale nascono nuovi prodotti.

Comieco rappresenta un anello importante della filiera della carta, un modello di integrazione tra bioeconomia ed economia circolare. Cosa bisogna fare a suo avviso a livello normativo, in Italia e in Europa, per sostenere con ancora maggiore forza questo nuovo paradigma economico e sociale?
Volendo semplificare, la bioeconomia può essere definita come un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile per il risparmio delle risorse naturali. In questo senso l’economia circolare si configura come un modello economico funzionale alla bioeconomia, avendo con questa in comune la contrapposizione alla tradizionale economia lineare basata sullo sfruttamento delle risorse naturali. Possiamo affermare senza tema di smentita che la filiera cartaria è da sempre, ancor prima che nascessero le normative a tutela dell’ambiente, un modello di economia circolare perché la scarsità di materia prima vergine ha generato nel nostro paese una filiera industriale virtuosa, che ha fatto del riciclo la risposta alla necessità di prolungare la vita della risorsa naturale (la cellulosa). Basti pensare che oggi il tasso di circolarità della filiera è circa del 60%: il che significa che circa il 60% della produzione cartaria nazionale avviene utilizzando fibre di riciclo. Un processo circolare che – consentendo alle fibre cellulosiche di rientrare nei processi produttivi – protegge l’ambiente, riduce gli sprechi, economizza le risorse e crea occupazione. Ci sono tuttavia delle problematiche che ancora oggi ostacolano il pieno sviluppo del modello circolare di questa filiera. Primo fra tutti la difficoltà di ottenere le autorizzazioni per l’implementazione dell’impiantistica sia per quanto riguarda nuovi impianti di riciclo che – nonostante gli investimenti in atto da parte del settore – stentano a partire per la complessità burocratica esistente nel nostro paese, sia per quanto riguarda gli impianti necessari a gestire gli scarti dei processi di recupero e riciclo. Questo è un tema molto serio che va affrontato con urgenza e preso nella dovuta considerazione da parte del legislatore nazionale perché la carenza impiantistica nel nostro paese rischia di compromettere seriamente una filiera virtuosa come quella cartaria sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico e competitivo. Se si guarda fuori dai confini nazionali è facile trovare paesi nostri competitor in cui, per esempio, le cartiere hanno all’interno del proprio sito produttivo gli impianti per il recupero energetico degli scarti di processo, i quali, essendo ricchi di biomassa, hanno un alto potere calorifico e dunque diventano una fonte di ulteriore guadagno sotto il profilo del recupero di energia. In Italia le nostre cartiere sono addirittura costrette a pagare per smaltire in discarica gran parte degli scarti del processo. Lo stesso vale a monte della filiera, dove gli scarti delle attività di selezione da parte degli impianti di recupero non trovano un’adeguata rete impiantistica che consenta la loro gestione.